19 febbraio 2007

I love the City! – London Report by Silvia & Ursula (part 3)

31 dicembre – l’anno muore se Dio vuole


L’ultima giornata del 2006 ci regala una scoperta: c’è gente che gira scalza per l’ostello... dai bagni alla cucina; poi salta allegramente sul divano e si pulisce per bene.
Mettiamo da parte il disgusto e via, ultimo giro nella metropoli, che ci porta alla Torre di Londra; cioè, all’esterno della stessa, visto che il biglietto d’ingresso costa 12 £ e la fila per aquistarlo è enorme. “Chissenefrega!” proclamiamo, l’importante è gratificarsi con belle foto della skyline di Londra… sì, come no!






Da noi si parla spesso di tutela del paesaggio, ma in Gran Bretagna non sanno manco cosa sia, altrimenti come avrebbero autorizzato la costruzione di quell’enorme coso fallico in vetro e cemento che spunta dietro la Torre di Londra???

In confronto il problema della Valle dei Templi di Agrigento è una sciocchezza!!!

Durante la passeggiata Ursula pensa di fare delle foto artistiche del Tower Bridge, cercando di prenderlo da diverse angolazioni… peccato che qualunque fosse il punto di vista, fra la sua macchina fotografica e il ponte parassitavano sempre delle coppiette in atteggiamenti affettuosi. Ok, alla fine abbiamo considerato che in fondo Photoshop l’hanno creato per qualcosa.
Attraversiamo il Tower Bridge, e a un certo punto troviamo il Visitor Centre del ponte, che sfoggia una parete piena di foto panoramiche e consente l’accesso a una delle torri. “Che bello!” esclamano le nostre… esclamazione seguita da “Maledettiladriinglesichestoponteelatorreseli tengano…” (e altre cose irripetibili) alla vista del costo del biglietto per salire: più di 5 sterline!!!

Decidiamo poi di fare un giro a piedi per la zona degli uffici, desolatamente chiusa nel giorno prefestivo. Ursula dà nuovamente prova delle sue capacità extrasensoriali, trovando per terra un ciondolo d’argento a forma di lettera dell'alfabeto, che mette in mano a Silvia dicendo “Ecco qua, prendi che è un segno!”. Silvia la intasca senza pensarci due volte e giuggiola felice.
Dopo un po’ arriviamo alla cattedrale di Saint Paul. Non si può entrare, c’è la funzione in corso. E anche se si potesse… costerebbe troppo! Scordarsi le foto dell’esterno, nascosto da impalcature. Un po’ sconfortate ci sediamo su una panchina del vicino parco; Silvia sospira mentre Ursula, cavato di tasca un tronchesino, si taglia le unghie fischiettando.

E’ ora di pranzo e decidiamo di tornare nei pressi dell’ostello, per affogare nel buffet offerto da Pride of India, un ristorante indiano dove si paga un tot e si mangia tutto quello che si vuole. Appena usciamo dalla metropolitana, Ursula scorge in lontananza un omino vestito in maniera tradizionale con un cartello, ed esclama “Eccolo! Guarda, è l’omino del Pride of India”… quando ci avviciniamo notiamo che sul cartello son scritte cose che riguardano la cucina greca… si, effettivamente osservandolo da vicino, il vestito tradizionale che indossa non è molto indiano. Ma nel frattempo abbiamo ritrovato il foglietto pubblicitario del ristorante e Ursula già pensa alle cose buone che mangerà. Arriviamo al ristorante, ma sembra chiuso. Ursula insiste “No no, è aperto, guarda, vedi i tavoli preparati?”. Ok, nonostante le insistenze e la speranza di Ursula, constatiamo che è proprio chiuso (maledetti!). “E adesso? Perché non andiamo al noodle bar che abbiamo visto l’altra sera?”. Ci incamminiamo e gustiamo un terribile cestino di cose cinesi non ben identificate (tra le quali dei noodle malefici e del pollo al limone coperto da quasi un centimetro di frittura che si riproporranno per giorni). Notiamo che lì dentro è tutto coperto di grasso, pertanto il pasto è veloce ed è fondamentale cercare di non toccare il tavolo con i vestiti.

Non ancora sazie, troviamo un bugigattolo che vende waffles appena fatte. Per poche sterline aquistiamo la nostra razione di grasso casereccio ed Ursula anche del tè per asporto. Mentre lei porcona perché non sa come mangiare senza buttarsi la waffle addosso (“Ora capisco perché non hai preso niente da bere, bastarda!” borbotta astiosa guardando la mano libera di Silvia) decidiamo di visitare i giardini di Kensington nonostante il tempo prometta un diluvio imminente e ci sia un ventazzo che non ha nulla da invidiare alla bora.

Silvia ingenuamente tenta di bere un sorso del tè… che ha temperatura roccia fusa, tanto che non le riesce di sputarlo perché è già evaporato! Ergo la nostra demente si aggira con la lingua violacea a penzoloni fuori dalla bocca piagnucolando “Come soffro!”, anzi “Gobve zoffrrrrol!”.

A questo punto Ursula, nonostante la compassione che prova verso la ferita, viene distratta da uno scoiattolo! No! non è uno… sono tanti!! E così inizia a rincorrerli con la macchina fotografica, ma non sono ben disposti così sta quasi per arrendersi. E a quel punto vede Lui: lo scoiattolo grasso sull’albero. E’ talmente lento nei movimenti che Ursula riesce a fargli diverse foto, e tenta di convincerlo ad avvicinarsi alla sua mano tesa, che sembra offrirgli del cibo.


Lui si avvicina, annusa, la guarda con odio e torna sull’albero (con l’espressione da “Ma se non avevi nulla da darmi perché diavolo mi hai scomodato?”). Non resta altro che proseguire, prima che ci salti in testa per vendetta.








A questo punto siamo ridotte a due povere dementi preda del più grave caso di ridarella degli ultimi anni; fioccano dialoghi del tipo:
“Metitti lì che ti faccio la foto; togliti che fotografo il posto!”
Oppure:
“Ehi, lì c’è l’entrata della metro!”
“Mamma che ventazzo!”
“Ho messo la scarpa nella melma…”
“Ho trovato l’entrata della metro, è lì!”
“Ma se te l’ho appena detto io!”
Puntiamo poi su Convent Garden, luogo apparentemente meraviglioso dove la pubblicità dice “Hai visto persone che fanno uso di droghe? barboni? accattoni? vuoi parlarne con qualcuno? rivolgiti alle forze dell’ordine per una città più sicura!”

Sono le 4 e a questo punto è meglio rientrare, dal momento che il supermercato chiude alle 5 e se vogliamo prenderci qualcosa da bere e mangiare per la sera ci conviene muoverci. I noodle ci fanno notare che sono ancora lì, così prendiamo due yogurt e decidiamo che quello sarà il nostro cenone di capodanno. Ursula per sicurezza si prende anche un muffin, che alla fine dovrà, suo malgrado, dividere con una Silvia affamata alle 2.30 del primo gennaio.
Manca solo l’alcool per il brindisi. Spumante? No, troppo caro. Birra? A parte la tristezza, ma vendono solo pacchi da 4 lattine da mezzo litro. La disperazione inizia a farsi strada nei nostri cuori. Troviamo dei vini spagnoli e del vino francese, ma sono cari… e poi son bottgliette piccole… quando ecco che lo sguardo ricade sull’ultimo scaffale in basso, dove brilla una scritta “Lambrusco rosso”. “Sì sì ottimo!! Guarda! Costa solo 1,50 sterline!!! Che bello!” “Farà schifo!” pensiamo … così per esser sicure di renderlo bevibile acquistiamo anche un succo di frutta per smezzare il vino: se costa così poco ci sarà un motivo.

In ostello cerchiamo di dormire un po’, ma non ci riusciamo, così stiamo lì a vegetare e a guardare – Ursula, almeno – la tv.
Prima di andare bisogna preparare il vino… Silvia lo apre… assaggia …. Con espressione di godimento esclama “Col cavolo che lo smezzo 'sto vino!” Ursula assaggia e constata che effettivamente è buono, così viene diviso in due bottigliette di plastica e il succo di frutta viene lasciato in frigo.












E infine eccoci per le strade, pigiate come sardine ma felici nonostante tutto. Chi se ne frega se vicino abbiamo una coppietta, se il gruppetto dietro si appoggia a noi come a un tavolo, se davanti abbiamo due tizi alti 1.90m… fare il countdown con altre 300.000 persone e godersi 15 minuti dei fuochi d’artificio più belli mai visti… vi garantiamo, vale la pena!




Finiamo quindi così, in gloria, senza dilungarci sul viaggio di rientro che ci porta da una Londra baciata da sole a Brescia, provincia della tristezza di vivere, nonché sulle cinque ore di treno fino a casa. È stato bellissimo e abbiamo un solo rimpianto: l’abito da regina dei vampiri rimasto a Camden! ;)

14 febbraio 2007

Love Never Ends

San Valentino. Volevo scrivere un bel post acido e cinico, ma per vostra fortuna ho cambiato idea. Ho guardato indietro, ai casini che ho fatto e a quelli in cui mi sono trovata in mezzo... tutti finiti allo stesso modo, con lacrime amare. Ma una storia che finisce per certi versi non finisce mai, perché ci portiamo dietro un pezzetto di chi abbiamo amato. Love never ends.

I only knew you for a while / I never saw your smile / 'til it was time to go / time to go away / sometimes it's hard to recognize / love comes as a surprise / and it's too late / it's just to late to stay / Beacuse the friendship that you gave / has taught me to be brave / no matter where I go / I'll never find a better prize / and tough you're miles and miles away / I'll see you everyday / I don't have to try / I just close my eyes
[Together in Electric Dreams, Giorgio Moroder & Phil Oakley, 1984]

06 febbraio 2007

Auguri Ursula!

Oggi è il compleanno della nostra Neechan*! Una donna che ha tutta la mia ammirazione perché è intelligente, carina, spiritosa, intraprendente ed "è anche una programmatrice donna" (come le ha detto qualcuno di recente)! E in aggiunta a tutto questo, se cercate di raggirarla, cari miei, non vorrei essere nei vostri panni... ^o^
Tantissimi auguri, cara, sei sempre un grande esempio! ;)

*Neechan = "sorellona" in giapponese

02 febbraio 2007

Tu che ne pensi? (chissenefrega!)

Che odio quando qualcuno ti chiede di esprimere la tua opinione e poi, non appena inizi a parlare, si volta dall'altra parte! Già sono una che parla poco, non occorre neppure fare la fatica di zittirmi. Se vuoi fare la figura della persona gentile, falla per bene e perlomeno fingi di ascoltare. ¬¬
O ancora meglio: risparmia tempo ad entrambi e va' a fare qualcos'altro.

Vorrei arrabbiarmi, ma la verità è che queste cose mi intristiscono.